Sono solo storie

...Forse queste son solo immagini, illusioni, racconti o metafore.
Echi che giungono da ogni tempo e colti al volo.
O forse no.

13 dicembre, 2010

5 MINUTI

Ci sono i famosi “5 minuti” – che ad esser sinceri non capitano nemmeno molto spesso – che ti fanno fare cose assurde oppure, più semplicemente, ti fanno mettere a soqquadro una stanza della tua casa.

A me, in genere, capita con la camera da letto.

Così, senza sapere perché, senza che minimamente me lo aspettassi, comincio a spostare l’armadio, il letto, il comodino, lo specchio; i quadri finiscono in posti anche un po’ improbabili e le uniche testimoni mute del mio temporaneo delirio sono le pareti che, per forza di cose, restano fisse là; mi guardano quasi volessero date un contegno a quel flutto di follia che chissà da quale antro profondo del mio Io è risalito e tuttavia, per questioni di leggi fisiche, non possono far molto se non tacere e rimanere presenti assistendo a quella che, per quanto illogica, è comunque una manifestazione del mio essere.

E’ ovvio che, apportate le “necessarie” modifiche, addosso resta una gran fatica ed il bisogno di prendere aria. Così esci, prendi un caffè con un amico, spendi del tempo fuori casa, quindi torni, immemore dell’esplosione avvenuta e quando rientri in casa non puoi non piantare di colpo i piedi per terra e rimanere almeno un po’ sbalordito dal nuovo ordine delle cose.

Poi ti ricordi: ti ricordi che quello che vedi è una tua creazione, qualcosa che è venuta da te e non hanno cambiato gli altri al posto tuo.

Io di solito non risposto i mobili nell’ordine precedente: anche se la nuova disposizione non mi convince, assecondo comunque il corso degli eventi e non mi va di rinnegare niente delle cose che faccio perché, anche se sbagliate, almeno sono state compiute.

Ma è ovvio, però, che queste improvvise trasformazioni non hanno lo stesso valore di quelle che invece richiedono tempo per svelarsi.

Ancora me la ricordo, la sensazione che costantemente avvertivo durante il mio Viaggio ad Atene, quando in ogni singolo istante qualcosa di me mutava forma, quasi fossi una pietra levigata dallo scorrere lento ma costante dell’acqua di un fiume.

Avevo come la sensazione di indossare un vestito stretto - che comunque ti sta bene addosso ma che avverti sempre come “molesto” perché qualunque movimento fai senti che il tessuto tira: sulle spalle, sue fianchi, sulle maniche.

…allora diventa superfluo spiegare la differenza che c’è tra una momentanea baraonda che ti fa spostare tutti i mobili e quella sensazione che invece ti accompagna per un po’ e pian piano ti fa notare che forse è arrivato il momento di cambiare il divano perché quel colore non ti piace più.

E magari anche i rubinetti avrebbero bisogno di essere cambiati perché perdono e non possono essere aggiustati con un semplice rattoppo per l’ennesima volta. Poco a poco mutano gli arredi, i mobili vecchi finiscono in cantina o in una casa di campagna arredata col solo gusto dell’arte di arrangiarsi; per caso ti trovi pure davanti ad una ferramenta e senza nemmeno capire cosa stai facendo torni a casa con barattoli di vernice, pennelli, stucchi e colori, colori diversi che mai avresti immaginato e che cominci a stendere su quelle stesse pareti che in silenzio sono e saranno sempre mute complici…e la casa finisce per indossare un vestito nuovo, diverso ma contemporaneo, fedele a quello che oggi sei.

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