[E' stato un attimo: alla mente m'è salito il ricordo del tuo odore.
Per questo, ora sono qui.]
...Ricordo i tuoi ventottanni, come sono diversi da adesso.
Ed i tuoi sogni, che si sono allontanati dai miei. Sei felice, ora?
Hai trovato quello che cercavi, hai ottenuto quello che volevi?
Ancora. ancora.
E poi il tuo sorriso; la tua voce, quel tono così familiare, ancor prima di poterti parlare.
La tua voce, tra le cose a me sempre note, ancora prima di saperle, ancora prima di capirle, di viverle.
Il tuo corpo, le forme precise: sapere esattamente dove sono le tue mani, i tuoi capelli.
Se ora ti stringo, fin dove arriva il mio abbraccio?
Fin dove posso ambire a raggiungerti? C'è ancora spazio per le mie dita sulle tue note più profonde?
Mi somigliavi; sei diventato diversissimo da me; ora, pur se su strade diverse, ci guardiamo e ci ritroviamo, vicini.
[Come sia possibile, non so.]
Quanti notti fredde, ti sei perso.
Non c'eri quando per strada mi stringevo nel cappotto e per non sentire troppo freddo, mi mancava sempre un cappello.
Cosa fare con te? Sbaglio e sempre sbaglierò. Io lo so.
Ma dovresti essere tu a dirmi cosa fare...io mi lascio sbagliare, ma tu, tu cosa fai con me?
Forse, basterebbe solo che io decidessi di comprarlo, quel cappello.
Eppure - sai - anche se so benissimo come voglio che sia, non riesco mai a trovarlo, nemmeno uno che sia simile, in nessun negozio.
Ancora, ancora.
1 commento:
Bellissimo.
"Quanti notti fredde, ti sei perso."
esprime tutto il senso.
E "ma tu, tu cosa fai con me?" è proprio la domanda da porsi.
Posta un commento