[Provo ad acciuffarlo questo sogno, l'ultimo di una notte convulsa ed illogica.
Provo ad acciuffare questo sogno prima che il miracolo dell'ennesima alba porti via con sé quel gesto].
Il gesto di un abbraccio tra due amici impossibili: un uomo ed una donna.
La stretta di due corpi che protendono l'uno verso l'altro, nello sforzo di essere vicini: lo sfiorarsi dei loro visi che non conoscono indecisione nella tensione fisica necessaria a colmare quella distanza.
Sanno bene, quell'uomo e quella donna, in quale direzione vanno i loro movimenti: lei vuole poter poggiare il capo, inclinandolo dolcemente, sul collo di lui.
E allora lui allunga le braccia su quella schiena sinuosa, femminile, e stringe forte a sé.
Accade, però, nell'avvicinarsi troppo per colmare quell'incolmabile distanza che le labbra di lei inciampino su quelle guance ispide ed allora decidano, quelle labbra, di indugiare - fatalmente - solo un attimo in più: ma quell' attimo di secondo non è troppo poco per passare inosservato e quindi, lui, solleva il capo per trovare quella bocca, e guardarla, cercando di intuirne: soltanto il sapore.
E' stato solo un leggero, imprevisto, sfiorarsi: impercettibile, rapido ed eterno nella sua incompiutezza. Perché non basta quell'incrocio di occhi di amanti ad impedire il nuovo schiudersi dello sguardo di lui che cerca di ritrovare la sua amica in quel gesto: in quel gesto ed in qugli stessi occhi che ora sono puntati nei suoi ed attendono di ascoltare delle parole, delle parole qualsiasi.
"Non è giusto...non è GIUSTO.
Tu non mi ami ed in fondo, nemmeno io amo te".
[E lei, ed io che vorrei quelle parole fossero solo: bugie. Ma anche i sogni, talvolta, si arrendono]
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